Parlare di successione aziendale è uno dei temi più delicati per chi ha costruito un’impresa.
Immaginare cosa accadrà dopo di noi è un “esercizio” che è normale rimandare perché tocca corde profonde che vanno ben oltre gli aspetti tecnici e legali.
Eppure, è una questione cruciale per la vita delle persone coinvolte e per il futuro dell’azienda, e vale la pena capire come gestirla con consapevolezza.
Il passaggio generazionale non pianificato può generare tensioni familiari significative e mettere a rischio la continuità dell’impresa.
Quando le quote societarie passano automaticamente agli eredi, chi le riceve si trova improvvisamente con responsabilità decisionali e legali per cui potrebbe non essere pronto.
L’azienda può trovarsi bloccata da divergenze tra i nuovi soci.
Esistono però strumenti concreti per accompagnare questo passaggio in modo chiaro e sostenibile:
- il patto di famiglia permette di trasferire l’azienda a chi è pronto a gestirla;
- le clausole statutarie filtrano gli ingressi nella compagine societaria;
- le polizze assicurative forniscono la liquidità necessaria nei momenti critici.
Sono soluzioni alla portata di qualsiasi azienda, ma richiedono tempo per essere implementate. Vale a dire quando tutto procede normalmente, non durante un’emergenza.
In questo articolo leggerai quali scenari si aprono in mancanza di pianificazione, quanto possono costare in termini economici e relazionali, e come funzionano gli strumenti che tutelano sia la famiglia che l’azienda.
- Quando le quote societarie si muovono da sole
- Gli strumenti per gestire il passaggio generazionale
- Il caso Agnelli: la pianificazione incontra la complessità
- I benefici fiscali della continuità generazionale
- Per pianificare una successione serve consapevolezza
Quando le quote societarie si muovono da sole
Il passaggio delle quote societarie agli eredi, indipendentemente da qualsiasi volontà o preparazione, spesso coglie tutti impreparati.
È un evento automatico, regolato dal codice civile e “non serve” fare nulla perché accada: basta che venga meno il titolare originario e le quote si trasferiscono agli eredi per legge.
Chi eredita le quote diventa socio di un’azienda, da un giorno all’altro, ma eredita anche responsabilità decisionali, obblighi legali e vincoli economici: se la persona ha mai lavorato in azienda, se non conosce il settore o se non ha le competenze per gestire una società… le quote arrivano comunque.
Un caso comune: successione in una srl di un imprenditore con vari figli.
Se l’imprenditore viene meno, crea una comunione ereditaria tra gli eredi.
- se uno di loro vuole vendere la sua quota, gli altri devono trovare i soldi per rilevarla o accettare l’ingresso di un socio esterno;
- se uno dei tre ha debiti personali, i suoi creditori possono rivalersi sulle quote aziendali;
- se gli eredi hanno visioni diverse sul futuro dell’attività, ogni decisione diventa un negoziato.
Da qui possono nascere molte tensioni: è naturale che chi ha lavorato in azienda si senta defraudato se deve dividere con fratelli che non hanno mai contribuito.
Chi non ha mai lavorato in azienda potrebbe sentirsi escluso dalle decisioni ma pretendere comunque la sua parte.
Chi vorrebbe vendere si scontra con chi vuole continuare.
Il rischio è che mentre la famiglia discute, l’azienda rallenti o si fermi. Questo è il vero costo: l’incertezza diffusa tra clienti, fornitori e i dipendenti. Soprattutto quelli chiave, o key man.
I numeri delle cause tra eredi, poi, parlano chiaro: un processo di questo tipo dura mediamente tra i 4 e i 5 anni e costa facilmente decine di migliaia di euro per parte in onorari legali.
Ognuno ha le sue ragioni, tutte legittime dal proprio punto di vista.
Nessuna di queste posizioni, in termini generali, è sbagliata in assoluto.
IN breve, è un problema di tempistica: senza un piano, trovare una soluzione è molto più complesso di pianificarla per tempo.
Gli strumenti per gestire il passaggio generazionale
Come abbiamo già detto, questi strumenti sono accessibili a tutti, ma richiedono tempo per essere implementati.
Svolgono la loro funzione se messi in atto durante una situazione di normalità, non quando si è già in emergenza.
Il patto di famiglia: niente liti future
Il patto di famiglia permette all’imprenditore di trasferire quote o l’intera azienda ai figli designati mentre è ancora vivo, liquidando subito gli altri eredi.
In pratica, si tratta di un anticipo dell’eredità che sottrae il patrimonio aziendale alle future dispute ereditarie.
Il funzionamento è semplice:
- l’imprenditore decide chi continuerà l’attività e trasferisce a questa persona le quote aziendali;
- gli altri eredi ricevono una liquidazione in denaro o altri beni di pari valore;
- tutti devono essere d’accordo e firmare davanti al notaio.
Tutto qui.
Il vantaggio principale del patto di famiglia è che toglie l’azienda dalle liti ereditarie future.
Se l’imprenditore viene meno, le quote sono già dove devono essere, gli eredi non assegnatari hanno già ricevuto la loro parte, e non possono più rivendicare nulla sull’azienda.
Le clausole statutarie: solo soci di qualità
Le modifiche statutarie, come quelle di prelazione e di gradimento sono strumenti che “filtrano” chi può entrare nella compagine societaria.
Non basta ereditare le quote per diventare socio: serve l’approvazione degli altri soci.
La clausola di prelazione conferisce a tutti i soci il diritto di comprare per primi quote, allo stesso prezzo, se uno di loro vuole vendere o se le sue quote passano agli eredi.
In questo modo si evita che persone estranee o non preparate entrino improvvisamente nella società.
La clausola di gradimento permette che i soci esistenti approvino esplicitamente l’ingresso di nuovi soci, anche se sono eredi legittimi.
Serve una maggioranza qualificata per dire sì.
Se i soci non approvano, l’erede può ricevere solo il valore economico delle quote, non i diritti di voto e gestione. Queste clausole vanno inserite nello statuto prima che servano.
Una volta che la successione si è aperta, è troppo tardi per modificare le regole del gioco.
Le polizze key man: assicurare la liquidità per le quote
Il terzo strumento risolve il problema di dove trovare i soldi per rilevare le quote degli eredi.
Quando muore un socio chiave, l’azienda ha bisogno di liquidità per comprare le quote dagli eredi e mantenerle all’interno della compagine societaria.
Se questa liquidità non c’è prelevarla dalle riserve aziendali metterebbe in difficoltà la cassa dell’azienda.
Le polizze key man sono la soluzione: la società stipula una polizza vita sul socio chiave e diventa beneficiaria.
Se il socio viene meno, l’assicurazione versa all’azienda una somma concordata, che serve per rilevare le quote dagli eredi al giusto valore, senza mettere in difficoltà né l’azienda né la famiglia.
Il bello di questo strumento è che costa relativamente poco rispetto al problema che risolve.
I premi sono deducibili per l’azienda e l’indennizzo arriva quando serve davvero. Non è un costo, è un investimento in continuità aziendale.
Il momento giusto per agire
Lo ripetiamo, tutti questi strumenti vanno implementati quando tutto procede bene:
- il patto di famiglia richiede che l’imprenditore sia in grado di decidere e che tutti gli eredi possano sedersi al tavolo con serenità;
- le clausole statutarie si modificano quando non c’è pressione;
- le polizze key man si stipulano quando le persone sono assicurabili, non quando hanno già, ad esempio, problemi di salute.
Aspettare l’urgenza riduce drasticamente le opzioni e fa lievitare i costi in modo esponenziale.
Il caso Agnelli è emblematico: quando la pianificazione non è chiara o trasparente, una successione può durare oltre 20 anni.
Il caso Agnelli: la pianificazione incontra la complessità
Gianni Agnelli aveva organizzato tutto nel dettaglio, ma la successione è contestata, da oltre vent’anni.
Nel 2004, un anno dopo la morte dell’Avvocato, venne firmato un accordo: Margherita Agnelli rinunciava alle quote della società Dicembre in cambio di 1,3 miliardi di euro.
Le quote finirono ai tre nipoti Elkann. Sulla carta, tutto risolto.
Nella pratica, pochi anni dopo Margherita ha contestato l’accordo sostenendo che non le era stata rivelata la reale consistenza del patrimonio. Nel 2020 ha avviato una nuova causa rivendicando il diritto al 50% dei beni come unica figlia.
Oggi l’impero che controlla Stellantis, Ferrari, la Juventus e il gruppo Gedi è ancora sotto scacco per una successione che sembrava chiusa.
La lezione è chiara: un accordo che non viene percepito come equo da tutti può riaprirsi anche anni dopo, con conseguenze che si protraggono nel tempo.
Questo significa che pianificare una successione è indispensabile esattamente come lo è il dialogo chiaro con tutti i familiari coinvolti.
I benefici fiscali della continuità generazionale
Un incentivo importante per chi gestisce bene il passaggio generazionale sono i benefici fiscali.
Non si pagano imposte di successione sul valore aziendale, a patto che gli eredi proseguano l’attività per almeno cinque anni. È un vantaggio significativo che tutela il patrimonio familiare nel momento del passaggio.
Questo beneficio vale solo se chi eredita mantiene l’azienda attiva e operativa per il periodo richiesto.
Per le società di capitali (SRL, SPA) c’è un requisito in più: l’esenzione vale solo se il trasferimento comporta l’acquisizione o il mantenimento del controllo societario, quindi almeno la maggioranza dei voti in assemblea.
Se invece gli eredi decidono di vendere prima dei cinque anni, il vantaggio fiscale viene meno e si devono pagare le imposte che inizialmente erano state risparmiate.
Su un’azienda con un valore importante, perdere questo beneficio significa centinaia di migliaia di euro che finiscono al fisco invece di restare in famiglia.
Questo aspetto rende ancora più importante la pianificazione anticipata. Se l’obiettivo è che l’azienda continui con i figli, il patto di famiglia permette di trasferire le quote a chi è pronto a gestirle e mantenerle operative.
Se invece è chiaro fin da subito che nessuno vuole o può continuare l’attività, si possono valutare altre strade senza vincoli temporali.
Per pianificare una successione serve consapevolezza
È comprensibile che questo tema venga spesso rimandato, e non si tratta di negligenza o superficialità: affrontare conversazioni spinose e fare scelte che coinvolgono più generazioni non è mai facile.
Eppure, proprio perché è complesso, vale la pena dedicargli il tempo necessario quando siamo nelle condizioni migliori per farlo.
Gli strumenti esistono e sono accessibili, a tutti: il patto di famiglia, le clausole statutarie, le polizze key man sono soluzioni concrete che funzionano quando vengono implementate con calma, non sotto pressione.
La differenza tra una successione gestita e una subita sta tutta nella preparazione.
Non esiste il momento perfetto per iniziare, ma ogni momento in cui le cose vanno bene è quello giusto: si può decidere insieme, confrontarsi apertamente e trovare soluzioni condivise.
Se vuoi capire meglio come gestire il passaggio generazionale della tua azienda, o semplicemente confrontarti con qualcuno che può guidarti in questo percorso, compila il form qui sotto.
Ti richiameremo per una prima conversazione.
Michael Vendemini
Co Founder Imprenditore Corazzato

